27° Trofeo Accademia Navale 2010 PDF Stampa E-mail
Servizio Speciale del dr. Andrea Amadori Fotografie realizzate dalla dr.ssa Sabina Russo “27° Trofeo Accademia Navale 2010, con prevalenza di sole,vento e bellissime regate” (Un’occasione anche per visitare l’ Accademia Navale e la nave scuola “Palinuro” della Marina Militare Italiana) Area degli stand del 27° Tan a Livorno Banchina del porto di Livorno sede del Trofeo Accademia Navale, con nello sfondo, i tendoni degli Stand Il Trofeo Accademia Navale e Città di Livorno, giunto quest’ anno alla sua 27ª edizione il cui sito dedicato è: www.trofeoaccademianavale.eu, ha conseguito durante le scorse Edizioni sempre crescente popolarità assieme ad un elevato livello tecnico-sportivo, consentendo la diffusione, attraverso l’interesse che i media hanno dimostrato per lo stesso non solo nel mondo velico sportivo ma anche verso l’opinione pubblica, di una immagine della Marina Militare come sinonimo di efficienza organizzativa e di attenzione privilegiata per la vela, il mare, le tradizioni marinare ed in generale per il mondo marittimo. Attraverso la presenza di vari Sponsor, fra i quali il principale è stato “Paul&Shark yachting”, in cui sito è: www.paulshark.it, assieme al coinvolgimento delle Istituzioni locali, è stata possibile realizzare questa 27a Edizione del Tan, assieme a numerose iniziative collaterali di solidarietà sociale, alla realizzazione delle quali ha concorso la società civile livornese, consentendo la partecipazione a varie regate, anche di sportivi con disabilità. Questo evento il cui Ufficio Stampa è stato gestito egregiamente dal Tenente di Vascello Giovanni Cavallo, ha dimostrato di essere un’importante e collaudata occasione formativa per gli Allievi e per gli Ufficiali frequentatori dei corsi dell’Accademia Navale, attraverso lo scambio di esperienze con figure professionali e sportive diverse, provenienti da ogni parte del mondo. In questo trofeo si sono sfidate in regate con barche a vela, di dimensioni diverse, gli allievi Ufficiali della Marina provenienti da 20 paesi del mondo: dal Bahrein all’ Argentina, dal Brasile agli Emirati Arabi, dal Giappone al Messico, tutti assieme per farsi trasportare dal vento del mare davanti a Livorno.Seguono varie fotografie dell’interno di uno stand, con l’esposizione di numerose riproduzioni di navi e sottomarini. Molto belle le imbarcazioni partecipanti alla regata delle “Vele Storiche di Viareggio” con la presenza di imbarcazioni di grande “pregio” quali la barca a vela “Kipawa”, nelle regate sempre molto veloce, lunga 16,80 metri, costruita in Norvegia nel 1937, con lo scafo in legno color blù, del quale segue una immagine fotografica. Il veliero storico Kipawa ormeggiato durante il 27° Tan Oppure “Patience”, l’ammiraglia monoalbero dei velieri storici con i sui 24 metri di lunghezza, costruita in Inghilterra nel 1931, con lo scafo color bianco, che fanno parte delle quattordici classi di regata tra cui quella degli Optimist,categoria per la quale sarà assegnato il premio Unicef. Novità assoluta sono state le regate della classe “Tridente”, di recentissima costituzione. Una occasione lo svolgimento di queste regate, come ha detto l’ Ammiraglio Pierluigi Rosati, Comandante dell’ Accademia Navale di Livorno, “in cui navigare permette di unire popoli, coltivare tradizioni ed esperienze, difendendo un mondo fatto di valori, come lealtà, onestà e generosità, una occasione per conoscersi e portare avanti l’amicizia che le nostre Marine condividono.”Una occasione anche per poter visitare l’Accademia Navale di Livorno cui informazioni si potranno trovare nel sito: www.marina.difesa.it/accademia. Si tratta di un vero e proprio College Universitario Militare, un Istituto di formazione per gli Ufficiali della Marina Militare, nato a Livorno il 6 Novembre 1881 dalla fusione delle Scuole della Marina di Genova e di Napoli, se pur durante la seconda guerra Mondiale, l’Accademia dovette lasciare Livorno, per trasferirsi prima a Venezia e poi a Brindisi, per poi ritornare a Livorno dopo 3 anni, durante i quali, i bombardamenti avevano molto danneggiato tutto l’ Edificio, che fu poi ricostruito ed anche ampliato, nel corso dei successivi 20 anni. Seguono varie immagini dell’ interno dell’Accademia Navale di Livorno. Un’ ancora enorme, del peso di 10.500 chilogrammi, che apparteneva alla corazzata Vittorio Veneto, che partecipò alla IIa Guerra Mondiale dal 1940 al 1947, collocata a lato della porta di accesso al cortile interno dell’ Accademia. Cortile interno dell’ Accademia Navale della Marina Militare Italiana Seguono due immagini fotografiche del telaio superiore di un “brigantino”utilizzato come palestra di addestramento all’uso delle vele da parte degli allievi cadetti dell’ Accademia Navale di Livorno La struttura dell’ Accademia Navale si estende su una superficie molto vasta, di 215.000 mq, con un fronte mare, di circa 2 km a sud di Livorno, che per dimensioni, struttura, e organizzazione, può definirsi una piccola città che ospita annualmente oltre 1.250 persone, tra Allievi Ufficiali ed Ufficiali frequentatori dei corsi integrativi e professionali, ragazzi e ragazze motivati da un amore per il mare, e dall’ aspirazione di mettere se stessi al servizio della Nazione con la prospettiva di una professione rigorosa, a livello manageriale, altamente specialistica ed utile per la comunità. La selezione per accedere in Accademia è molto dura, così come mantenere il ritmo e superare i 5 anni per conseguire la Laurea. L’Accademia si occupa della formazione di differenti tipologie di militari: coloro che aspirano a diventare Ufficiali in Servizio Permanente Effettivo della Marina Militare nei corsi normali; coloro che desiderano prestare in Marina un periodo di servizio a tempo determinato, nei corsi per Allievi Ufficiali in Ferma Prefissata - AUFP; coloro che intendono diventare piloti di complemento (AUPC), e per gli Ufficiali della Marina Militare e di altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato, che al suo interno, frequentano corsi di perfezionamento navale. L’Accademia Navale partecipa inoltre ad attività di studio e di ricerca a livello universitario. Sono 2 i ruoli all’interno dell’ Accademia: il ruolo Normale che consente il raggiungimento dei massimi livelli direttivi, conseguendo i più alti incarichi nell’ ambito della Marina e delle Forze Armate; ed il ruolo speciale che porta ad uno sviluppo di carriera più limitato, con il raggiungimento del grado di Capitano di Vascello. In oltre 120 anni di vita, l’ Accademia Navale di Livorno ha formato più di 8.000 Ufficiali dei Corsi Normali, più di 25.000 Ufficiali dei Corsi di Complemento e più di 2.000 Ufficiali a Nomina Diretta. Comandante dell’Accademia Navale e del Presidio Militare di Livorno, è l’Ammiraglio di Divisione Pierluigi Rosati dal 17 novembre 2009. Laureato in Scienze Marittime e Navali, è stato insignito oltre che della Medaglia d’Oro al Merito di lungo comando per 20 anni, della Croce d’ Oro per anzianità di servizio per 25 anni, della Croce Commemorativa Nazionale per la missione relativa alla crisi ex Jugoslavia, della Medaglia WEU per servizio prestato nelle operazioni relative alla ex Jugoslavia, della Medaglia NATO (Sharp Guard - Maritime Monitor - Maritime Guard) e del Nastrino di Merito per il Servizio prestato presso lo SMM per 10 anni. Segue una breve intervista realizzata con il Capitano di Vascello Flavio Biaggi, Direttore dei Corsi Allievi dell’ Accademia Navale di Livorno. Il dr. Andrea Amadori accanto al Capitano di Vascello Flavio Biaggi D. Quando ha pensato di intraprendere la professione di Ufficiale della Marina Militare? R. Io sono entrato in Accademia grazie ad una Conferenza promozionale di presentazione della Marina Militare tenuta presso il mio Liceo a Milano da parte di un Ufficiale di Marina. Sono stato colpito dal fascino della divisa e da una professione che mi avrebbe portato ad essere indipendente ed a svolgere un compito molto importante per il paese. Le mie motivazioni si sono rafforzate poi una volta entrato in Accademia. I valori legati a senso di responsabilità, lealtà e onore permeano l’ambito di studi degli allievi in Accademia Navale, e questi principi sono stati per me fonte ulteriori motivazioni. D. Cosa consiglia ad un giovane che vuole intraprendere la carriera di Ufficiale in Marina, aspirando ad entrare in questa Accademia?R. Consiglio di prepararsi ad una vita di sacrifici, al servizio del paese ma fonte di enormi soddisfazioni. Io non mi sono mai pentito della scelta a suo tempo intrapresa. Consiglio inoltre di prepararsi adeguatamente per il concorso. Le domande dell’ultimo concorso sono state 3.700, per 120 posti disponibili. Il concorso è aperto ai giovani, ragazzi e ragazze, dai 18 anni in possesso del diploma di Scuola Secondaria Superiore, sino ai 23 anni, e si svolge su diverse prove. La prima è una prova di cultura generale, seguono lo svolgimento di un tema di Italiano e di un esame di matematica, in preparazione alle quali i concorrenti possono studiare su appositi manuali reperibili in commercio. D. Cosa pensa della sospensione del servizio militare obbligatorio?R. E’ una sospensione che è avvenuta dal 2005. La materia è stata ed tutt’ora fonte di considerazioni ed approfondimenti sia degli organi legislativi che di Governo. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, posso dire che i militari di truppa che ho visto imbarcati come volontari sulle navi della Marina Militare operano molto bene e sono adeguatamente formati rispetto alle nostre necessità. D. Una sua riflessione sull’arruolamento delle ragazze come Ufficiali della Marina Militare. R. La presenza femminile nelle F.A è ormai una realtà consolidata. Le donne sia durante i corsi in Accademia, sia a bordo delle navi, si dimostrano determinate, molto professionali, ed all’altezza dei compiti a loro assegnati. Cito solo un esempio, l’attuale Capo Corso del II° anno degli allievi in Accademia, cioè l’allievo che si è maggiormente distinto al termine del primo anno, è proprio un allievo di sesso femminile. D. Ci può raccontare un episodio della sua lunga esperienza di navigazione che lo ha intimorito ed impressionato? E….come è stato risolto? R. L’espressine intimorito direi che è poco adeguata al contesto. I Militari sanno di dover affrontare momenti difficili e potenzialmente pericolosi: fa parte del nostro mestiere per il quale siamo adeguatamente formati e preparati. Il nostro lavoro ci porta ad uscire in mare in qualunque condizione esso sia, per settimane o anche mesi, pertanto un buon Ufficiale di marina deve essere preparato ad affrontare i compiti assegnati con determinazione e la consapevolezza di un addestramento mirato. Mi è capitato nel corso del mio primo comando su di una nave da combattimento della Marina, durante una navigazione di addestramento, in piena notte, di avere un incendio a bordo, poi subito risolto, in seguito all’ addestramento in porto ed alla preparazione di tutto l’equipaggio per affrontare e risolvere queste situazioni di emergenza. D. Ci può raccontare ora un episodio curioso, singolare, anche divertente, che vuole ricordare, avvenuto sempre durante una delle sue lunghe navigazioni? R. Ricordo il passaggio dell’Equatore durante le campagne addestrative svolte quando ero allievo. Nella Marina Militare Italiana esiste la tradizione di festeggiare tale passaggio con una sorta di rito ben augurale per chi prova questa esperienza per la prima volta: l’equipaggio tutto si riunisce sul ponte di volo, si brinda all’evento e si bagna con acqua di mare i più giovani. D. Una sua valutazione complessiva su questo 27° Trofeo Accademia Navale di Livorno Edizione 2010. R. Un bilancio molto positivo, per tutti ma in particolare per i nostri allievi. Abbiamo interagito con 20 delegazioni delle Accademie Navali di altrettante Nazioni straniere, con la possibilità di un arricchimento di competenze ed esperienze derivanti anche da approfondimenti riferiti a collaborazioni comuni. D. Domanda di chiusura. Un suo messaggio, un suo pensiero rivolto agli Italiani residenti all’ Estero. R. Rivolgo a tutti un saluto affettuoso, con la speranza che anche loro possano tenere alto il nome dell’ Italia nel mondo, come noi cerchiamo di farlo quotidianamente sul mare. La Marina Militare Italiana nella maggior parte dei casi possiede navi chiamate in gergo grigie, navi che vengono associate solitamente al combattimento, visto che si tratta di navi armate principalmente per difesa e non per attacco, che in questi ultimi anni, attraverso le “missioni internazionali” svolgono molte attività di aiuto umanitario all’estero, come ad esempio avvenuto per la nave “ammiraglia”, la portaerei “Cavour” utilizzata recentemente per portare aiuti umanitari ai terremotati di Haiti. A fianco di queste navi moderne, ve ne sono tre molto particolari: l’Amerigo Vespucci, nave scuola per gli Allievi Ufficiali, la Palinuro per gli Allievi Sottufficiali e la nave Italia, utilizzata per lo svolgimento di programmi di rieducazione a favore di persone con problematiche sociali, quali i soggetti con dislessia. La Palinuro è un veliero simile, sotto diversi aspetti, alla nave scuola Amerigo Vespucci. Proprio ormeggiata nel porto di Livorno, siamo saliti a bordo dell’ affascinante nave scuola della Marina Militare, il veliero “Palinuro” sulla quale è stato possibile una visita guidata da parte del gentile e competente. In sfondo la nave scuola “Palinuro” ormeggiata nel porto vecchio di Livorno Il dr. Andrea Amadori, la dr.ssa Sabina Russo, ed il Guardiamarina Pasquale Sciara Il nome si questo veliero è legato a quello di un personaggio dell’ Eneide, al quale Enea decise di affidargli l’incarico di timoniere della sua nave, se pur Enea dovette trovare un compromesso con Nettuno, il dio del Mare, che gli avrebbe assicurato una buona navigazione, ma solo in cambio del sacrificio di uno dei Troiani che erano a bordo. Durante una navigazione, Morfeo, dio del Sonno, mandato da Nettuno, cercò più volte di impossessarsi del timone della nave di Enea, mentre tutto l’equipaggio stava dormendo, ed alla fine ci riuscì bagnando di rugiada soporifera le tempie di Palinuro, che si addormentò e cadde in mare. Enea al risveglio, si mise subito al timone e riuscì a condurre in porto l’intera flotta sana e salva, questo anche grazie a Nettuno, che permise loro di superare incolumi il viaggio, soprattutto il punto critico, degli scogli delle Sirene, temuti anche da Ulisse nell’ Odissea, visto che era avvenuto a bordo il sacrificio di un Troiano, appunto Palinuro. Quando poi Enea morì, ed incontrò tra le anime quella di Palinuro gli chiese spiegazioni su quell’evento che salvò i Troiani, e Palinuro gli disse che una volta caduto in mare, si era aggrappato al timone della nave preoccupato delle sorti dell’ equipaggio, per tre notti di tempesta restando in balia delle onde, finché il quarto giorno vide all’orizzonte un’isola. Quando a nuoto raggiunse le rocce sporgenti di quest’isola, venne assalito dalla popolazione, senza avere la possibilità di difendersi, e visto che il suo corpo era rimasto non sepolto, chiese ad Enea di aiutarlo trasportandolo su una palude, così da poter “almeno in morte, riposare.” Sibilla poi stabilì che le genti che lo avevano ucciso erigessero una tomba sulla quale avrebbero fatto dei sacrifici in suo nome, e questo luogo oggi si chiama Capo Palinuro, il noto promontorio roccioso nel Cilento, sulla costa della Campania Meridionale, tra il golfo di Velia e quello di Policastro. La Palinuro è una nave goletta varata nel 1934 in Francia, nei Cantieri Navali di Nantes, ed il suo nome originariamente era “Commandant Louis Richard”, utilizzata al tempo, come nave da trasporto e da pesca, in particolare per la pesca del merluzzo nella zona dei Banchi di Terranova da parte di una società privata francese. Armata con tre alberi a vele auriche, con un motore diesel di 375 hp, venne acquistata dalla Marina Militare Italiana nel 1950, dopo la cessione alla Russia della nave scuola Cristoforo Colombo, come risarcimento dei danni della Grande guerra. Fu poi “ristrutturata” dall’ Arsenale di La Spezia che la trasformò in nave scuola, ed il 16 luglio 1955 entrò in servizio.Il suo attuale Comandante è il Capitano di Fregata Andrea Bielli. Il dr. Andrea Amadori accanto al Capitano di Fregata Andrea Bielli Questo veliero è lungo 68,95 metri, largo 10,09 metri con una immersione in acqua di 4,90 metri, con un dislocamento di 1.341 tonnellate, ed il suo motto è: “FAVENTIBUS VENTIS”, ossia, “che i venti siano favorevoli.” La sua superficie velica è formata da 15 vele, per un totale di circa 1.070 mq, con tutti gli alberi in acciaio, in cui l’albero di trinchetto ha vele quadre, ed è alto 35 metrimentre quello di maestra è alto 34,5 metri e quello di mezzana, 30 metri, questi ultimi, con vele auriche, per manovrare le quali sono presenti 30 chilometri di cime. Lo scafo è in acciaio chiodato, ed ora monta un motore ausiliario diesel da 450 hp, con una velocità massima di 10 nodi. Sotto il ponte di coperta sono situati i locali di vita, le cale, la cambusa, le segreterie, l’officina, la sala apparato motore principale e ausiliari, le celle frigorifere e gli alloggi degli Ufficiali, mentre a prora è situato il castello ed a poppa il cassero con la plancia comando, e tutti gli alloggi, la cucina, il forno ed i locali di vita degli Ufficiali e dei Sottufficiali sono all’interno del cassero.Seguono alcune suggestive immagini fotografiche realizzate sempre dalla dr.ssa Sabina Russo, di questo veliero. L’equipaggio è formato da 48 marinai fissi, di cui 4 Ufficiali e 44 Sottufficiali, ai quali si aggiungono, ad ogni uscita addestrativi, circa 40 allievi cadetti. Per dare un idea del suo utilizzo, solo nel 2005, ha svolto ben 34 campagne addestrative, soprattutto nel Mediterraneo, ma anche nel Nord Europa. Questa nave scuola è un veliero che la Marina Militare Italiana utilizza come nave scuola per gli Allievi Sottufficiali Nocchieri, Nocchieri di Porto, Meccanici e Motoristi Navali, e le Scuole frequentate dagli Allievi sono quelle di Venezia, Porto Ferraio, La Maddalena e Taranto. Il nocchiere è il marinaio che governa la nave, e sono nocchieri il timoniere, il capo timoniere e tutti coloro che si occupano delle operazioni in coperta e fuori bordo come ormeggio, disormeggio, rifornimento, manutenzione e pulizia, che sulle navi a vela, costituiscono una buona parte dell’equipaggio, ai quali in questo tipo di nave, si aggiungono anche quelli agli alberi. Salendo a bordo di questo fantastico veliero, la prima cosa che colpisce, oltre alle bianchissime vele, è il pavimento, che non è in legno ma in acciaio scuro chiodato, assieme a tutte le parti in ottone, lucidate “a lustro”, mentre sono in legno le due scale che conducono al cassero. Seguono alcune immagini molto esclusive dall’interno del cassero con l’accesso al quadrato Ufficiali della Palinuro. Alla base di ogni albero si notano tutte le cime, che sono ben raccolte, assieme ad uno striscione riportante il disegno e il nome della nave che le abbraccia. All’intero del cassero si trova il posto di comando con la sedia del Comandante, il timone sul quale è ancora riportato il nome originale del peschereccio, la bussola, e nella stessa sala si può leggere la preghiera del marinaio. Per la cronaca, a vincere questa Edizione del 27° Tan, nelle vele storiche è stato il veliero Kipawa, e nella classe J24 l’equipaggio delle Fiamme Azzurre, mentre prima degli equipaggi stranieri è arrivata la vela della delegazione dell’ Accademia Militare del Bahrein. Per tutti i lettori che si recheranno a vedere la prossima Edizione del 28° Tan 2011, si consiglia di fermarsi per pranzo e cena, vicino all’entrata degli Stand, nel tendone appositamente realizzato per l’occasione oppure presso la sede del “Ristorante Aragosta” in Piazza dell’ Arsenale, con telefono 0586/895395 e con sito internet: www.aragostasrl.com, dove potrete assaggiare un ottimo “caciucco”, la tipica zuppa di pesce Livornese, realizzata con pane grosso, pezzetti di polipo, gamberetti, triglie, canocchie, cozze, vongole ed assaporita con vino rosso e pepe, preparato come da tradizione e come avveniva un tempo sulle navi, lasciando il pesce in condizioni naturali, consigliando un ottimo vino “Vermentino Rosso” o un “Costa di Nugola Caletta”, bianco, entrambi delle cantine Frescobaldi, consigliando anche l’assaggio di una “paranza”, una frittura di pesce misto, tipica di queste parti. Ed ora, per terminare nella tradizionale frase in tema ed in rima: “se un fine settimana tra i velieri vuoi passare, a Livorno per il Tan, devi andare.”
 
newsletter
Iscriviti alla newsletter
italiani nel mondo